Armi NINJA
Bō
Il bō (棒: ぼう) è un bastone lungo circa 180 centimetri usato nel combattimento, solitamente costruito in legno o bambù.
Il bō standard è talvolta chiamato rokushakubo (六尺棒). Rokushakubō indica un'asta di legno lunga sei shaku (181.8 cm). Altri tipi di bō sono di diversi materiali, leggeri, pesanti, rigidi o flessibili, da un semplice pezzo di legno raccolto per strada ad armi ornamentali decorate artisticamente. L'arte marziale dell'uso del bō è detta bōjutsu (棒術, arte del bastone). Il principio d'uso è l'aumento della forza del colpo tramite la leva. Vengono utilizzati fendenti e colpi di punta, oltre a tecniche di disarmo e di immobilizzazione, nonché leve articolari. Anche se la tecnica odierna più diffusa è fondamentalmente di derivazione giapponese, esistono arti marziali che utilizzano il bastone in praticamente tutti i continenti: in Italia vi è ad esempio la scuola del bastone siciliano, o paranza, oggi integrata nel liu-bo. I movimenti prodotti dall'utilizzo del bō compongono spesso cerchi, semicerchi e sfere, difendendo l'utilizzatore dagli avversari da ogni lato, tenendoli lontani e permettendo di attaccarli senza che possano avvicinarsi. |
Shuko
Un'altra arma molto conosciuta tra quelle utilizzate dai Ninja era lo Shuko, o Tekagi, un "pugno di ferro" che potrebbe molto lontanamente ricordare il Tekko del Kobudo di Okinawa: si tratta di un guanto, da indossare che presenta sul palmo dei corti artigli in metallo ed ha le nocche prolungate da lunghe unghie appuntite, anch’esse di metallo; ideali prolungamenti delle dita, micidiali se usati in coppia, i primi Shuko vennero probabilmente forgiati prendendo ispirazione dagli artigli dei felini e degli uccelli rapaci.
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Nunchaku
Il nunchaku (ヌンチャク, in cinese: 雙節棍, in pinyin: shuāng jié gùn) è un'arma tradizionale, diffusa in alcuni paesi dell'Asia orientale, costituita da due corti bastoni uniti mediante una breve catena o corda.
Viene anche utilizzata in diverse arti marziali come il Karate-do Shotokan (Antica Disciplina efficace). Il nunchaku è formato dai kon, i due bastoni, le cui estremità si chiamano konto (la superiore) e kontei (l'inferiore), e da himo, la corda o la catena che li unisce. La lunghezza ideale dei due bastoni è rappresentata dalla lunghezza dell'avambraccio. Il diametro della base del bastone è di 2,5-3 centimetri, mentre l'estremità superiore si restringe a 2 centrimetri. La lunghezza della catena o della corda che unisce i due bastoni dev'essere lunga come la larghezza del palmo della mano, ma deve avanzare un anello della catena, altrimenti diventa difficile il controllo dell'arma. Esiste una variante a tre bastoni del nunchaku, chiamata san setsu-kon (in cinese: Sān jié gùn). |
Sai
Il Sai (釵) è il nome Ryukyu per un'arma tradizionale di Okinawa anche usata in India, Cina, Indonesia, Malaysia e Thailandia.
La sua forma è essenzialmente composta da una sorta di bastone arrotondato e appuntito, con due lunghe proiezioni non affilate (tsuba) attaccate al manico. La parte finale del manico viene denominata tirapugni. I Sai vengono costruiti in varie forme: quelli Tradizionali sono arrotondati, mentre alcune riproduzioni hanno adottato un ottagono nel rostro centrale. Gli tsuba sono tradizionalmente simmetrici, tuttavia, il Sai chiamato Manji, sviluppato da Taira Shinken impiega due tsuba uno opposto all'altro. Si crede che il Sai sia sempre stato un'arma, benché alcuni ipotizzano si sia originato come uno strumento dell'agricoltura usato per misurare i gambi, campi arati, piantare il riso, o come fermi per le ruote dei carri, anche se le prove di questi usi sono limitate. Il Sai è conosciuto per essere stato usato in altre parti dell'Asia prima del suo arrivo a Okinawa. Le prove più recenti lo porterebbero ad una origine Indonesiana. In malese il Sai è conosciuto come chabang (anche scritto cabang/tjabang, col significato di ramo) e si pensa derivi dal tridente Indiano. Attraverso il commercio, il chabang si diffuse attraverso il resto dell'Indocina e potrebbe aver raggiunto Okinawa da uno o più di questi luoghi simultaneamente. Nelle arti marziali cinesi quest'arma è nota col nome di Tiechi (铁尺) ed è particolarmente utilizzata dall'etnia Zhuang del Guangxi. |
Katana
La katana (刀) è la spada giapponese per antonomasia. Anche se molti giapponesi usano questa parola per indicare genericamente una spada, il termine katana si riferisce più specificamente ad una spada a lama curva e a taglio singolo di lunghezza superiore ai 60 centimetri usata dai samurai.
Nonostante permettesse efficacemente di stoccare, la katana veniva usata principalmente per colpire con dei fendenti, impugnata principalmente a due mani, sebbene Musashi Miyamoto, ne "Il libro dei cinque anelli", raccomandasse la tecnica a due spade, che presupponeva l'impugnatura singola. Veniva portata con il filo rivolto verso l'alto, in modo da poterla sguainare velocemente con abili movimenti, e che in nessun modo il filo della lama potesse danneggiarsi nel tempo sfregando, a causa della forza di gravità, contro l'interno del fodero. L'arma era portata di solito dai membri della classe guerriera insieme al "wakizashi", una seconda spada più corta. La combinazione delle due spade era chiamata daishō (大小), e rappresentava il potere o classe sociale e l'onore dei ninja e dei samurai, i guerrieri che obbedivano al daimyō (feudatario). Più precisamente la combinazione daishō era costituita fino al XVII secolo da tachi e tantō, e solo in seguito da katana e wakizashi. |
Bokken
Il bokken è una spada di legno usata al posto della spada tradizionale.
Quando un principiante si addestra con la spada, impara le mosse di base con un bokken. Tuttavia, può essere utilizzato anche come arma efficace, dal momento che è in legno forte e pesante. In realtà, molti Ninja preferivano usare il bokken in missione, in quanto più leggero e più facile da trasportare rispetto ad una spada tradizionale, non vi era alcun rischio di tagliarsi ed era molto facile da camuffare perché poteva essere colorato o dipinto e utilizzano le tecniche adeguate, un bokken poteva facilmente rompere le ossa e gli organi interni. |
Naginata
Il naginata (なぎなた-薙刀) è un'arma inastata giapponese costituita da una lunga lama ricurva monofilare, più larga verso l'estremità, inastata grazie ad un lungo codolo su un'impugnatura di lunghezza variabile ma in genere più breve rispetto a quella della lancia in uso ai guerrieri (bushi) giapponesi, la yari.
L'arma, per forma ed utilizzo, ricorda i "falcioni" del medioevo europeo. Apparso nei campi di battaglia del Periodo Kamakura, durante l'Era Tokugawa il naginata divenne un'arma desueta in battaglia ma continuò ad essere utilizzata per il combattimento individuale e per la difesa degli edifici o delle dimore private. Probabilmente per questo il suo uso si diffuse specialmente tra le donne della classe militare, le buke, vere amministratrici della casa. L'arte marziale (detta naginata-do o naginatajutsu) che ne trasmette l'uso faceva comunque parte del bagaglio tecnico classico del guerriero (bujutsu) e nel budō moderno esistono alcuni stili indipendenti che ne tramandano una forma stilizzata analoga alla scherma kendō trattasi dell'Atarashii Naginata. |
Kusari-Fundo
Il Kusari-Fundo è un'arma portatile utilizzato in Giappone feudale costituito da una lunghezza di catena( kusari ) con un peso( fundo ) collegato a ciascuna estremità della catena.
Varie dimensioni e forme della catena e il peso sono stati utilizzati come non vi era alcuna regola per la costruzione di queste armi. Altri nomi popolari sono manrikigusari che significa 10.000 catena di potere o semplicemente manriki. L'uso del Kusari-fundo è stato insegnato in diverse scuole diverse ryū come arma nascosta o celata e come arma di autodifesa. Il Kusari-fundo è stato utile quando si porta una spada non è stato consentito o impraticabile, la polizia samurai del periodo Edo userebbe un Kusari-fundo come una delle loro armi non letali arresto. |